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Attualità giovedì 20 febbraio 2020 ore 14:32

Emorragia di negozi ma crescono bar e ristoranti

Per Confcommercio in 12 anni perse 129 attività. Profondo rosso per alimentari, abbigliamento, calzature, cartolibrerie. Crescono le imprese ricettive



AREZZO — Per il commercio tradizionale aretino non è un bel momento. La crisi economica sempre stringente, l'avvento delle tante attività di e-commerce hanno sicuramente contribuito a disegnare una nuova "mappa" delle attività cittadine.

Secondo uno studio di Confcommercio, che ha presentato oggi a Roma la quinta edizione dell’indagine sulla demografia d’impresa effettuata a livello nazionale, Arezzo ha perduto in dodici anni 129 attività commerciali passando dalle 1.329 del 2008 alle 1.200 di fine 2019. Le perdite maggiori si sono verificate fuori dal centro storico (-13%, -85 imprese in valori assoluti), ma ne ha risentito anche il centro storico (-6,5% di negozi, -44 unità in valori assoluti). A soffrire di più sono soprattutto alimentari, negozi di abbigliamento, calzature, mobili e articoli per la casa, cartolibrerie e ferramenta. E il calo riguarda anche il commercio ambulante, non solo quello in sede fissa. Di contro reggono bene, anzi sono in crescita, farmacie, tabaccherie, negozi di computer e telefonia. Riguardo alla ubicazione dei negozi, il centro storico resta l’area preferita su cui puntare per chi investe in un’attività commerciale. Nello stesso periodo, sono aumentate di 121 unità le imprese del turismo, fra ricettività, bar e ristoranti, passati dai 504 del 2008 ai 625 del 2019. La crescita maggiore in termini assoluti (+69 unità, +27,7%) ha riguardato l’area esterna al centro storico, ma lo stesso centro ha il 20% di imprese in più (+52).

“Arezzo è in linea con le altre città prese in esame dalla ricerca, 120 in totale”, spiega il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, “ovunque, ormai da oltre dieci anni a questa parte i negozi arretrano, sia nei centri storici sia fuori, mentre cresce il comparto legato al turismo e al fuori casa”.

“Lo stato di salute del tessuto commerciale è una delle variabili più importanti da misurare per qualificare la vita delle comunità locali”, sottolinea la presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini, “la desertificazione commerciale priva i cittadini di servizi importanti ma soprattutto genera disagio sociale, insoddisfazione, insicurezza. Perché una strada illuminata da vetrine e insegne fa meno paura".

Già da anni Confcommercio ha creato u'alleanza con tutti i Comuni per la salvaguardia della distribuzione tradizionale sia da sede fissa che incentrata nelle organizzazioni di fiere e mercati.


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